Investimenti italiani negli Usa: focus di fine anno
Quali sono state (e quali saranno) le opportunità per gli investitori italiani negli Stati Uniti, la cosiddetta “terra promessa” del business?
Scopriamolo insieme in questa carrellata.
Investimenti finanziari
Con l’influsso dei neo-cambiamenti politici negli USA, investire a Wall Street si è rivelata ancora una volta un’ottima opportunità per gli imprenditori italiani, sia per la rinnovata fiducia dei mercati sia per la salita del dollaro nel cambio con l’Euro.
La Borsa americana rappresenta tuttora un punto di riferimento per gli investimenti a livello mondiale, nonostante l’ascesa di altre borse (Cina, Brasile, Sud Africa, Corea).
Guardando poi i rendimenti azionari, l’aumento dei rendimenti obbligazionari e la crescita dei profitti aziendali, sembra prospettarsi un’analoga tendenza anche per il 2018.
Possiamo dire perciò che la crescita dell’economia USA si stia riconfermando e che, nonostante le note problematiche con la Corea del Nord, i mercati sembrano essere ancora fiduciosi (ma si raccomanda pur sempre una diversificazione degli investimenti).
Investimenti immobiliari
Nonostante si sia registrata una flessione durante l’anno, in realtà il mercato immobiliare USA è tutt’ora in forte espansione, sia per compravendita di immobili “usati” sia per l’avvio di nuovi progetti di costruzione, attirando investitori esteri (tra cui anche molti italiani). E i prezzi sono in crescita.
Secondo gli esperti, le città americane dove sembrerebbe più conveniente investire sono Fort Worth e Dallas in Texas e Raleigh nel North Carolina (facciamo presente che il North Carolina è stato eletto nel 2017 come il terzo miglior stato americano per fare affari).
Vogliamo però porre l’accento sulla zona a sud della Florida (in particolare il circondario di Miami). Nel 2009 ci fu un crollo del prezzo degli immobili, ma in questo 2017 la crescita è ripresa a ritmo galoppante sia per quanto riguarda la compravendita di immobili ma anche altri tipi di investimenti, per miliardi di USD (es. la costruzione del tunnel dal porto al Convention Center di Miami).
Attenzione: ricordiamoci che il possesso di un immobile negli USA non da automaticamente diritto alla “green card” e che, per l’acquisto, occorre aprire un c/c americano.
Export
L’export Made in Italy vede da sempre il mercato statunitense come uno dei “clienti” più affezionati. Dopo Germania e Francia, sono infatti gli USA il terzo Paese di destinazione dell’export Made in Italy.
Guardando i numeri, nel 2016 le PMI italiane hanno esportato negli USA beni per 44,159 miliardi di dollari.
Nel 2017, nonostante le iniziali “spinte protezionistiche”, l’export italiano continua ad attestarsi con risultati assolutamente in crescita, frutto sicuramente del crescente apprezzamento della qualità dei nostri prodotti, ma anche di una sempre maggiore presa di coscienza da parte degli imprenditori italiani di quanto sia importante curare bene aspetti fondamentali quali:
– La conoscenza del mercato e delle corrette modalità di approccio (culturale, comunicativo, logistico, distributivo…)
– Una maggiore presenza fisica “sul territorio” in modo da interagire in maniera più produttiva con i partner americani
– Una più accurata conoscenza dei competitor e dell’andamento dei trend
Internazionalizzazione
Visti i risultati crescenti dell’export (e le rosee previsioni per il futuro), viene da se che molte imprese italiane hanno deciso o stanno attualmente prendendo in considerazione l’idea di essere “fisicamente” presenti anche negli USA, quantomeno con una presenza commerciale.
Valutando i vari rischi in cui può incorrere un’impresa quando decide di aprire all’estero, occorre prendere in considerazione i seguenti:
Rischio economico
Rischio politico
Rischio di cambio
Da questo punto di vista, gli USA ricadono sicuramente nei paesi a basso rischio, non essendoci stati nel corso del 2017 variazioni interne degne di nota che possano far spostare il livello di attenzione.
Aprire una società negli Usa è più veloce e meno oneroso che in Italia ma occorre tener presente le differenze normative che ci possono essere da Stato a Stato.
Tax Cuts and Jobs Act
Infine non possiamo non parlare della riforma fiscale, recentemente sotto i riflettori non solo della politica americana ma anche degli investitori internazionali.
Come molti già sanno, la recente proposta repubblicana prevederebbe, se approvata fino in fondo, un taglio netto delle tasse dal 35% al 20% per le imprese USA. Altre novità incluse nella proposta sono:
Perdita della deducibilità di alcune spese per compensi di dirigenti sopra il milione
Una tantum per le multinazionali Usa sui profitti già accumulati all’estero
Per le controllate estere: un’imposta globale minima del 10%
Secondo un calcolo, la riforma fiscale permetterebbe di tagliare le tasse a lavoratori e imprese per ben 1.500 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni, con ricadute sicuramente positive per il mercato interno.
Se anche tu hai deciso di investire negli USA perchè credi (a ragion veduta!) che sia tutt’ora un’ottima opportunità per il tuo business, avrai senz’altro necessità di un consulente internazionale specializzato che possa supportarti in tutti i delicati passaggi burocratici, fiscali e legali che questo progetto comporta.
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